Assuit Suffolk Italia

Che cos’è Assuit

Definizione: Assuit è la terza persona singolare al tempo presente del verbo latino Assuo che vuol dire “cucito su, cucito addosso”. I motivi per cui la scelta è andata su questo acronimo sono i seguenti: per la sua sonorità latino italica, per il suo finale in IT che rimanda senza possibilità di errore ad un’identità italiana anche sul web, per il suo stesso significato che riflette lo scopo di questa associazione: cucire addosso al territorio italiano la Pecora Suffolk e tutto ciò che rappresenta.

Dopo aver Selezionato per qualche anno i suoi capi di pecora Suffolk Italiana, Vigo Farm vuole dare l’ennesimo contributo alla “causa” della Suffolk in Italia.
Così, dopo aver risposto all’invito di Massimo Piccagnoni (Fondatore su Facebook del gruppo “Suffolk Italia”) a prendere parte attiva all’amministrazione del gruppo, al lavoro sullo Statuto della futura Associazione , ecc. , ecco un altro atto concreto nella direzione che –speriamo- porterà tutti a compattarci per creare qualcosa di valido.

Salve Amici,
vorrei proporre a TUTTI (noefiti, esperti, allevatori professionisti, produttori di carne, appassionati ecc.) una riflessione su un argomento importante (io direi Vitale) per la pecora Suffolk qui in Italia.

A mio parere il nocciolo della questione lo stanno “schivando/evitando” in molti, chi per superficialità, chi per tattica di marketing. Mi riferisco al “busillis” di come definire/individuare la Suffolk Italiana.

Ci sono -almeno- due Anime in questo nostro splendido Gruppo, ognuna delle quali ha pari diritti e dignità di esprimersi e patrocinare la propria “vision”. A tal fine è quindi INDISPENSABILE capire (e capirci!) , prima di andare avanti in questa fantastica avventura che è la Selezione della Pecora Suffolk in Italia.

Descriverò (per semplificare qualcosa che semplice non è) i due capisaldi attualmente in antitesi sul piatto della nostra tavola rotonda, per dimostrarvi infine che la soluzione UNICA e CONDIVISA sarà quella di lavorare in sinergia perché “c’è spazio per tutti”. Utilizzerò definizioni non equivocabili per differenziare i diversi blocchi allevatoriali, sapendo che in realtà non è tutto o solo bianco o solo nero, ma che ci sono molte sfumature nel mezzo.

1 – SUFFOLK ESTERA -tipicamente Inglese- (allevata in Italia)

Il “sistema allevatoriale” di molti della Vecchia Scuola (e sedicenti tradizionalisti nostalgici dei “tempi d’oro di Borgo San Lorenzo”) è quello di acquistare ciclicamente (praticamente OGNI ANNO) soggetti in Selezione (vera o millantata!) , da paesi Esteri ,tramite Importatori (titolati/qualificati o meno) e Mercanti di bestiame. Arrivano in Italia agnelli, adulti (alcuni con già premi in expo e sul pedigree), fattrici vuote e femmine gravide, insomma OGNI tipologia di capo ovino. Questa tendenza (con giusta felicità degli importatori) è aumentata vertiginosamente negli ultimi 2 anni, quadruplicando circa il numero di capi importati ogni stagione .
Una volta giunti nelle stalle italiane i sopracitati capi partoriscono, vengono fatti accoppiare con altri capi sempre importati, e questo “sistema” di perpetra anno dopo anno, tante volte delegando le “scelte Selettive” direttamente alle capaci (?) e disinteressate (!!) decisioni di chi (dal suo punto di vista giustamente!) ha ogni interesse a continuare l’imporazione costante e ad incrementarla.
Gran parte dei nomi eccellenti del panorama expo in selezione hanno adottato -e adottano ancora- questo “metodo”, e i dati si possono verificare da circa 20 anni ad oggi… e NON c’è NULLA di MALE in tutto ciò!
Ma questo è allevare pecore ESTERE in Italia, e non è corretto chiamarle Suffolk Italiane… lo “ius soli” (di cui tanto di parla oggi) NON si può applicare alla Genetica, tanto meno alle Selezione ovina!
Sarebbe come se un allevatore di cani da pastore di una città a caso italiana (prendiamo Bergamo come esempio) comprasse una femmina di Pastore Tedesco (con pedigree FCI), gravida di un Sieger austriaco, facesse poi partorire la sua cagna a Bergamo e scrivesse sull’annuncio della cucciolata: ”Vendesi Pastori Bergamaschi purissimi con pedigree“… voi cosa direste? (  ) Ecco, e allora, lo stesso Principio lo si applica alle altre specie animali, ovini compresi!
A mio parere le pecore nate e allevate con questo metodo (certamente capi eccellenti) dovrebbero essere definite Suffolk Estere allevate in Italia, ma non certo Suffolk Italiane.

2 – SUFFOLK ITALIANA

Altro sistema di allevamento e di Selezione è quello che prevede (esattamente come tutti i testi di zootecnica ci insegnano da più di 100 anni) l’utilizzo di arieti terminali di razze (anche estere) come Miglioratori Raziali per enfatizzare le attitudini delle razze italiane (chiaramente scegliendo a seconda del tipo di “direzione” che si vuole dare alla Razza Autoctona) oppure per “adattare/acclimatare” la Razza Estera alle necessità precipue del nostro territorio, clima, pascolo ecc.
In base alle scelte operate si otterranno nuclei più o meno simili ad una o all’altra delle Razze utilizzate, ma entrambi i ceppi usufriuranno dell’adattamento al territorio nazionale fornito dal “sangue autoctono”.
Con anni di questo tipo di lavoro di Meticciamento Selettivo (parliamo di almeno 10 generazioni per considerare il “lavoro” iniziale) e usando gli strumenti e le tecniche che la zootecnica e la genetica ci hanno dato (incroci di ritorno e/o sostituzione, incroci a tre vie, inbreeding su popolazioni meticciate ad hoc, out cross eventualmente, e via dicendo), e con tanta Pazienza, Mestiere, Occhio ed il Fattore “C” (culo), si può ottenere una versione di Suffolk adattata al clima, al territorio ed alle esigenze del mercato agro-alimentare Italiano.
E’ lapalissiano che questo “tipo” di pecora Suffolk non potrà (e non dovrà) essere messa a confronto su un ring con soggetti di Suffolk Inglese, perché sarà una “versione” differente (ITALIANA) della Suffolk originaria Scozzese.

Il “lieto fine” del mio spunto riflessivo è questo:
le Associazioni di Settore (Assonapa in testa e le sue promanazioni a seguito) hanno deciso a giugno 2016 di riconoscere la pecora Suffolk come “razza estera allevata in Italia”(dato di fatto). Si è quindi“aperta la strada” per consolidare la Suffolk ITALIANA , come già esiste quella Francese, quella Belga, quella Neozelandese ecc.; sono TUTTE pecore Suffolk, ma RADICALMENTE diverse, ANCHE morfologicamente. La “soluzione condivisa e sinergica” sarà -secondo me- quella di continuare a Selezionare i due Ceppi (utilizzandoli poi in modo oculato gli uni con gli altri per scopi produttivi, come la tradizione anglosassone ci insegna) divisi in Categorie, dove OGNI capo avrà la giusta possibilità di “brillare” per le sue caratteristiche intrinseche rispetto all’ambito produttivo per cui è stato “creato”.

DIXIT